Supposizioni, tressette col morto e fenicotteri rosa.

Supposizioni, tressette col morto e fenicotteri rosa.

Le elezioni a Pizzoli si sono svolte da due settimane. Chi ha vinto, chi ha perso : la campagna elettorale, come Dio volle, finalmente è conclusa. Ora non resta che assumere, ognuno per quello che gli compete e con grande senso civico, le responsabilità che l’elettorato ha affidato a ciascuno. Chi deve governare lo farà in scienza e coscienza al meglio delle sue possibilità; chi deve fare l’opposizione a sua volta porterà avanti il suo compito democraticamente ed in libertà, opponendosi se le decisioni della maggioranza non saranno convincenti oppure approvando se riterrà che le decisioni siano veramente rispondenti alle necessità del bene comune.
La macchina amministrativa sta per essere avviata e si stanno perfezionando gli assetti in piena tranquillità, con chiarezza di idee da parte di chi ne porta il peso e la responsabilità, ed è altresì il solo abilitato a decidere pur con il contributo di consigli e suggerimenti da parte di tutta la compagine premiata dall’elettorato.
Leggo e sento in giro tanta agitazione, supposizioni, ipotesi, tressette col morto, ma perché, ma percome, le assessore, i re, i fenicotteri, le donne emancipate, quelle schiavizzate, i maschilisti, le rose, e chi mai sarà la ragazza del clan… e tutto sommato, da tutto questo bailamme di curiosità che presto verrà appagata, perché intanto che le chiacchiere e gli scritti volano chi deve lavorare per decidere gli assetti, lo sta facendo con dignità e riservatezza, ricavo un senso di grande vivacità di questa comunità pizzolana, voglia di partecipare, di essere coinvolta nei processi di crescita che riguarderanno tutti.
Io sono certa che si agirà per il meglio, sono sicura che in questo Paese, da tutti quelli e quelle che saranno impegnati direttamente od indirettamente in questi cinque anni, in maggioranza o in opposizione, verrà profusa ogni energia, ogni competenza ed ogni serietà per Pizzoli, che non si ferma.

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Primo giorno di scuola 2020 a Pizzoli

Primo giorno di scuola 2020 a Pizzoli

Tutto inizia dalla scuola e Pizzoli ha in questo momento quattro unità perfettamente operative per ospitare i suoi circa 350 studenti, in linea con la normativa prevista per l’emergenza Covid.
Essere accolti, piccini, con il sorriso delle maestre “arcobaleno”, non ha prezzo, così come non ha prezzo la gioiosità dell’ambiente,la disponibilità di strumenti didattici e ludici, l’empatia che si respira nelle due strutture di scuola materna, la pubblica e la parificata.
E ancora; già perfettamente a regime la struttura di Cavallari, con i suoi tanti bambini e ragazzi la cura e l’attenzione che Dirigente, vice Preside, insegnanti, personale tutto, pongono perché ogni cosa proceda nel migliore dei modi per la cura educativa dei giovani studenti e per la loro crescita di giovani cittadini.
E infine la bella realtà di Valle Incantata che ha consentito in pochissimo tempo di realizzare gli spazi sufficienti per evitare la migrazione dei ragazzi fuori del Paese per il nuovo anno scolastico.
Tutto questo non si improvvisa, ma é frutto del lavoro sinergico della scuola e dell’Amministrazione comunale, pronta a rispondere per i suoi compiti, alle esigenze e ad ogni altra necessità.
Nelle nostre scuole sta crescendo una generazione nuova, il futuro della collettività, il potenziale umano sul quale riporre speranze e per il quale vale la pena investire.
Buon anno scolastico a tutti.

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Un’idea di paese.

Un’idea di paese.

Partecipare ad una campagna elettorale in un Paese come Pizzoli è una esperienza che mi sta insegnando tantissime cose e sta chiarendo anche alcuni interrogativi che mi erano sorti in merito alla difficoltà che tanti paesi del Mezzogiorno pur dotati di caratteristiche e potenzialità proprie, tali da far ipotizzare una possibilità enorme di sviluppo e quindi il decollo verso traguardi più ambiziosi che siano di beneficio per tutti, rimangano invece chiusi nella morsa di un provincialismo, di una piccineria che finisce per soffocarne il futuro.

Ho visto in questi giorni e letto, di una modalità di comunicazione che nelle intenzioni parrebbe volersi assimilare ad una moderna concezione del rapporto con l’elettorato ma che in realtà richiama e riporta a metodi quarantotteschi. Addirittura in una occasione ho sentito citare Dio e Stalin e cabine elettorali, evocazione divenuta da decenni un cult appartenente ai ricordi di una generazione ormai sulla soglia della vecchiezza se non addirittura defunta.

Ho visto – ed è sacrosanto diritto di ognuno poterlo fare, per carità – coppie o trii di postulanti girovagare in un porta a porta con una metodologia rispolverata per l’occasione, e vantarsi di aver fatto tesoro delle problematiche espresse nelle conventicole delle singole case per poi inserirle nei programmi elettorali.

I miei capelli grigi, e l’essere io stessa una cittadina inserita e radicata in un ben preciso contesto, mi autorizzano però a pensare che a volte, anzi, il più delle volte, un cittadino interrogato nel segreto della sua abitazione sui suoi bisogni, finirà per rappresentarti solo necessità del tutto contingenti e che l’unico argomento di carattere generale che lo interessi sia il lavoro ma solo per la soluzione del suo personale problema, oppure la scuola, e quest’ultima neanche tanto come centro dispensatore di cultura, di saperi, di superamento di barriere sociali, quanto piuttosto come luogo in cui custodire i figli per un tempo della giornata, delegando alle Istituzioni trasporti, alimentazione e salute.

Ora, in tutta franchezza, la mia idea di paese è che il tubo di scarico di Antonio, oppure il vicino rumoroso di Maria, oppure il paletto che intralcia la recinzione di Pasquale,o il pallone del bimbo che ha fatto cadere il vaso di fiori di Filomena , seppure inconvenienti degni della massima attenzione e cura perchè vengano risolti al più presto, non mi sembra che possano essere argomenti tali da poter concorrere alla stesura di un programma amministrativo che già di per sè dovrebbe contenere la visione di uno sviluppo d’insieme del territorio, che tenga sì nel debito conto le richieste particolari ma che comunque debba essere innanzi tutto uno strumento per la crescita globale di tutti i cittadini in termini di partecipazione alla vita del paese, uno stimolo alle nuove generazioni perché apprendano, contribuiscano, innovino e non si sentano escluse da nessuno dei processi di miglioramento che si intendono realizzare insieme.

La mia idea di paese è quella di una comunità che non chiuda il suo futuro all’interno di uno slogan ma sappia aprirsi a tutte le sfide che l’essere un Comune dell’Europa offre ai giovani e ai cittadini tutti.

Ben vengano tutte le opportunità che il territorio potrà e dovrà offrire magari richiamando nuovi insediamenti e privilegiando le nuove tecnologie ma nessuno gridi allo scandalo se un giovane che avrà deciso il suo futuro in base agli scambi interscolastici , ai viaggi che sin da adolescente avrà fatto, alle mille opportunità e conoscenze che gli si saranno presentate per gli studi sostenuti, decida di inventare il suo futuro fuori del territorio di nascita.

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Tre spighe, la terra e il cielo.

Tre spighe, la terra e il cielo.

Ci sono liturgie nelle quali i “segni” assumono un significato non solo formale ma entrano a far parte della sostanza stessa di ciò che si sta celebrando.
Per esempio la fede nuziale rappresenta anche visivamente il segno di una unione di una unità che non ha principio né fine, e che nel cerchio include una comunanza di vita, di intenti, di progetti.
Allo stesso modo, fatti gli opportuni distinguo perché il sacro è sacro ed il profano é profano, un simbolo elettorale porta in sé un significato pregnante di ció che si vuole rappresentare di quale idea sottende e di quali siano gli scenari nei quali è maturato.
Ecco, se io penso al simbolo delle tre spighe che rappresenta la lista di Gianni Anastasio Sindaco, alla quale ho liberamente deciso di aderire, mi vengono alla mente gli scenari di quella operosità che ha contraddistinto da sempre questo territorio, mi viene in mente il lavoro dei campi, degli allevamenti, la fatica dura, ma libera, degli aratri trainati dai trattori, il profumo del pane che usciva all’alba dai forni. Le tre spighe evocano in me il pensiero di una comunità che abbia tradizioni, usi, ricordi, lutti, feste, esperienze comuni maturate nei decenni di vita condivisi, mi fa pensare alla libertà, alla democrazia, alla solidarietà.
Travalica i ristretti ambiti di una rappresentanza di partito, di parte politica, o, peggio, di personalismi concentrati su un volto e su un nome ma diviene onnicompensiva, includente., rappresentativa di una collettività, pur indicando il nome particolare di chi si candida ad assumersi la responsabilità della crescita di un intero territorio comunale
Non quindi una persona che reclama per sé una scelta come panacea di chissà quali mali. Al contrario un segno grande di chi ha inteso privilegiare con il suo operato ed il suo operare, una intera comunità che si raccoglie unita intorno ad un simbolo a sua volta operoso e concreto come il grano e come i cittadini di Pizzoli.

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Questo è il mio Borgo

Questo è il mio Borgo

Questo è il nostro Borgo San Giovanni, il mio Borgo , dove abito da oltre dieci anni.
Io non devo “venirci” in occasione delle Elezioni amministrative per conoscerlo.
Di questo Borgo io conosco ogni storia, conosco ogni canadese di tetto scoperchiata, ogni angolo di muro scrostato, ogni sacchetto di immondizia gettato fuori posto, ogni orticello con i pomidoro, ogni nasino di bimbo con il moccio che ho pulito, ogni lutto a cui ho partecipato, ogni lacrima versata nel nascondimento, ogni compleanno, ogni inevitabile bega con il vicinato, ogni abbaiare di cane e miagolare di gatto, ogni porta che ha visto scivolare dentro in silenzio e nell’anonimato la busta del supermercato.
Conosco ogni festa condivisa in allegria, conosco ogni anziano che ci ha lasciato ed ogni anziano che non viene lasciato solo, conosco ogni inverno, conosco le nevicate epocali del 2012 e del 2017, conosco ogni partenza e conosco ogni arrivo, conosco come sia cambiato in questi dieci anni, conosco i volti, conosco i bisogni, conosco le speranze e le aspettative.
Io non devo venire ad ascoltare i suoi abitanti e fare passerelle preelettorali dopo cinque anni di silenzio e di estraneità alle criticità generali, conditi, peró, di piacerini personali fatti a questo o a quello.
E se sono candidata in una lista elettorale è precisamente perché ho valutato che con la vittoria di questa lista, così come l’ intero territorio di Pizzoli riceverà beneficio, anche questo quartiere, che non è un ghetto dove venire ad attingere voti ma è un quartiere con la sua grande dignità, un quartiere da dotare di migliori servizi da rendere più accogliente nell’aspetto, da utilizzare appieno per le sue future potenzialità, anche questo quartiere, dicevo, riceverà nuova linfa e nuova vita. Borgo San Giovanni non è un “caso” da trattare a parte in un trafiletto sul programma elettorale, ma un luogo con le sue caratteristiche che però si inserisce nell’economia generale di qualificazione e riqualificazione del territorio, ed è innanzi tutto una risorsa, la cui esistenza si deve esclusivamente alla intelligenza e lungimiranza di Gianni Anastasio che nel 2009 ottenne, standocene la possibilità e le premesse, che invece delle 40 unità abitative previste, ne venissero realizzate 168.

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