Supposizioni, tressette col morto e fenicotteri rosa.

Supposizioni, tressette col morto e fenicotteri rosa.

Le elezioni a Pizzoli si sono svolte da due settimane. Chi ha vinto, chi ha perso : la campagna elettorale, come Dio volle, finalmente è conclusa. Ora non resta che assumere, ognuno per quello che gli compete e con grande senso civico, le responsabilità che l’elettorato ha affidato a ciascuno. Chi deve governare lo farà in scienza e coscienza al meglio delle sue possibilità; chi deve fare l’opposizione a sua volta porterà avanti il suo compito democraticamente ed in libertà, opponendosi se le decisioni della maggioranza non saranno convincenti oppure approvando se riterrà che le decisioni siano veramente rispondenti alle necessità del bene comune.
La macchina amministrativa sta per essere avviata e si stanno perfezionando gli assetti in piena tranquillità, con chiarezza di idee da parte di chi ne porta il peso e la responsabilità, ed è altresì il solo abilitato a decidere pur con il contributo di consigli e suggerimenti da parte di tutta la compagine premiata dall’elettorato.
Leggo e sento in giro tanta agitazione, supposizioni, ipotesi, tressette col morto, ma perché, ma percome, le assessore, i re, i fenicotteri, le donne emancipate, quelle schiavizzate, i maschilisti, le rose, e chi mai sarà la ragazza del clan… e tutto sommato, da tutto questo bailamme di curiosità che presto verrà appagata, perché intanto che le chiacchiere e gli scritti volano chi deve lavorare per decidere gli assetti, lo sta facendo con dignità e riservatezza, ricavo un senso di grande vivacità di questa comunità pizzolana, voglia di partecipare, di essere coinvolta nei processi di crescita che riguarderanno tutti.
Io sono certa che si agirà per il meglio, sono sicura che in questo Paese, da tutti quelli e quelle che saranno impegnati direttamente od indirettamente in questi cinque anni, in maggioranza o in opposizione, verrà profusa ogni energia, ogni competenza ed ogni serietà per Pizzoli, che non si ferma.

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Un’idea di paese.

Un’idea di paese.

Partecipare ad una campagna elettorale in un Paese come Pizzoli è una esperienza che mi sta insegnando tantissime cose e sta chiarendo anche alcuni interrogativi che mi erano sorti in merito alla difficoltà che tanti paesi del Mezzogiorno pur dotati di caratteristiche e potenzialità proprie, tali da far ipotizzare una possibilità enorme di sviluppo e quindi il decollo verso traguardi più ambiziosi che siano di beneficio per tutti, rimangano invece chiusi nella morsa di un provincialismo, di una piccineria che finisce per soffocarne il futuro.

Ho visto in questi giorni e letto, di una modalità di comunicazione che nelle intenzioni parrebbe volersi assimilare ad una moderna concezione del rapporto con l’elettorato ma che in realtà richiama e riporta a metodi quarantotteschi. Addirittura in una occasione ho sentito citare Dio e Stalin e cabine elettorali, evocazione divenuta da decenni un cult appartenente ai ricordi di una generazione ormai sulla soglia della vecchiezza se non addirittura defunta.

Ho visto – ed è sacrosanto diritto di ognuno poterlo fare, per carità – coppie o trii di postulanti girovagare in un porta a porta con una metodologia rispolverata per l’occasione, e vantarsi di aver fatto tesoro delle problematiche espresse nelle conventicole delle singole case per poi inserirle nei programmi elettorali.

I miei capelli grigi, e l’essere io stessa una cittadina inserita e radicata in un ben preciso contesto, mi autorizzano però a pensare che a volte, anzi, il più delle volte, un cittadino interrogato nel segreto della sua abitazione sui suoi bisogni, finirà per rappresentarti solo necessità del tutto contingenti e che l’unico argomento di carattere generale che lo interessi sia il lavoro ma solo per la soluzione del suo personale problema, oppure la scuola, e quest’ultima neanche tanto come centro dispensatore di cultura, di saperi, di superamento di barriere sociali, quanto piuttosto come luogo in cui custodire i figli per un tempo della giornata, delegando alle Istituzioni trasporti, alimentazione e salute.

Ora, in tutta franchezza, la mia idea di paese è che il tubo di scarico di Antonio, oppure il vicino rumoroso di Maria, oppure il paletto che intralcia la recinzione di Pasquale,o il pallone del bimbo che ha fatto cadere il vaso di fiori di Filomena , seppure inconvenienti degni della massima attenzione e cura perchè vengano risolti al più presto, non mi sembra che possano essere argomenti tali da poter concorrere alla stesura di un programma amministrativo che già di per sè dovrebbe contenere la visione di uno sviluppo d’insieme del territorio, che tenga sì nel debito conto le richieste particolari ma che comunque debba essere innanzi tutto uno strumento per la crescita globale di tutti i cittadini in termini di partecipazione alla vita del paese, uno stimolo alle nuove generazioni perché apprendano, contribuiscano, innovino e non si sentano escluse da nessuno dei processi di miglioramento che si intendono realizzare insieme.

La mia idea di paese è quella di una comunità che non chiuda il suo futuro all’interno di uno slogan ma sappia aprirsi a tutte le sfide che l’essere un Comune dell’Europa offre ai giovani e ai cittadini tutti.

Ben vengano tutte le opportunità che il territorio potrà e dovrà offrire magari richiamando nuovi insediamenti e privilegiando le nuove tecnologie ma nessuno gridi allo scandalo se un giovane che avrà deciso il suo futuro in base agli scambi interscolastici , ai viaggi che sin da adolescente avrà fatto, alle mille opportunità e conoscenze che gli si saranno presentate per gli studi sostenuti, decida di inventare il suo futuro fuori del territorio di nascita.

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Appello (non solo) ai giovani

Appello (non solo) ai giovani

A pochi giorni dalla data del voto, ho scelto di fare qualche piccola considerazione rivolgendomi, soprattutto ma non soltanto, ai giovani che si affacciano per le prime volte ad affrontare questa esperienza.
Facciamo parte della generazione più “targetizzata” di sempre, ci appellano in mille modi: millenials, generazione Y, generazione Z, nativi digitali, eccetera.
Dovremmo, a tal punto, essere la generazione più consapevole e decisa, quella che ha la possibilità di scoprire il mondo con un click e pochi euro.
E invece siamo quella più confusa, senza sicurezza economica, lavorativa e previdenziale, senza ideali politici e, a volte, senza misure.
È come se la rapidità e la facilità nell’ottenere notizie ci permettesse di cadere in un tranello molto pericoloso, quello della lettura superficiale, invece di sviluppare questi strumenti con il fine per il quale sono nati, cioè la conoscenza in più vasta scala. Dai social ai telegiornali ci si può rendere facilmente conto come vengano comunicate le notizie: prima l’annuncio, poi i commenti politici di una fazione, poi quelli dell’altra, ma molto raramente si tende ad approfondire l’argomento. Ecco, quello che mi preme comunicare oggi è proprio questo: non bisogna cadere in questo tranello. Non mi permetto (e non ne sarei in grado, per questo esistono i sociologi) di attribuire le colpe ad una generazione piuttosto che a un sistema sbagliato, ma sono fermamente convinta che se noi, giovani del 2020, fossimo più critici e analizzassimo l’attualità con una lente scevra da facili slogan, pettegolezzi e mezzucci di distrazione e denigrazione, riusciremmo a creare ma soprattutto a credere in un mondo migliore.
Siate analisti, siate critici, andate in fondo ad ogni cosa, solo in questo modo potrete riuscire a trovare chi può governarvi con competenza. Cercate chi preferisce non urlare, e magari non rendersi nemmeno troppo simpatico, ma che quando si trova di fronte ad una decisione, rimane fermo sulle sue idee perché supportato da una buona dose di esperienza, di cultura, e di competenza. Lasciate i palchi agli attori, ai cantanti e ai dj. Dietro le scrivanie pretendete i fatti e le competenze, in ogni ambito, sempre!
Non sottovalutate il voto, quella tesserina e quella matita sono uno strumento potentissimo, sono delle armi che ci permettono di ottenere ciò che vogliamo, ma soltanto se utilizzate con intelligenza.

Mi affido a voi,
Laura.

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Tre spighe, la terra e il cielo.

Tre spighe, la terra e il cielo.

Ci sono liturgie nelle quali i “segni” assumono un significato non solo formale ma entrano a far parte della sostanza stessa di ciò che si sta celebrando.
Per esempio la fede nuziale rappresenta anche visivamente il segno di una unione di una unità che non ha principio né fine, e che nel cerchio include una comunanza di vita, di intenti, di progetti.
Allo stesso modo, fatti gli opportuni distinguo perché il sacro è sacro ed il profano é profano, un simbolo elettorale porta in sé un significato pregnante di ció che si vuole rappresentare di quale idea sottende e di quali siano gli scenari nei quali è maturato.
Ecco, se io penso al simbolo delle tre spighe che rappresenta la lista di Gianni Anastasio Sindaco, alla quale ho liberamente deciso di aderire, mi vengono alla mente gli scenari di quella operosità che ha contraddistinto da sempre questo territorio, mi viene in mente il lavoro dei campi, degli allevamenti, la fatica dura, ma libera, degli aratri trainati dai trattori, il profumo del pane che usciva all’alba dai forni. Le tre spighe evocano in me il pensiero di una comunità che abbia tradizioni, usi, ricordi, lutti, feste, esperienze comuni maturate nei decenni di vita condivisi, mi fa pensare alla libertà, alla democrazia, alla solidarietà.
Travalica i ristretti ambiti di una rappresentanza di partito, di parte politica, o, peggio, di personalismi concentrati su un volto e su un nome ma diviene onnicompensiva, includente., rappresentativa di una collettività, pur indicando il nome particolare di chi si candida ad assumersi la responsabilità della crescita di un intero territorio comunale
Non quindi una persona che reclama per sé una scelta come panacea di chissà quali mali. Al contrario un segno grande di chi ha inteso privilegiare con il suo operato ed il suo operare, una intera comunità che si raccoglie unita intorno ad un simbolo a sua volta operoso e concreto come il grano e come i cittadini di Pizzoli.

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Io sto con Intesa Democratica

Io sto con Intesa Democratica

Abbiamo ricevuto questa bellissima e inaspettata lettera di supporto al nostro candidato sindaco da Giancarlo Stornelli, vogliamo condividerla con tutti voi.

Salve,
sono Giancarlo Stornelli, figlio di Angelo, ex Sindaco di Pizzoli nella seconda e terza legislatura (1951-1961) e ho deciso di appoggiare la Lista Intesa Democratica e il suo candidato a Sindaco, Giovannino Anastasio.
Una persona ”dura” nel carattere come tutti gli abruzzesi (capa tosta), onesta, caparbia, libera da pressioni politiche e partitiche. In questo ultimo decennio, prima a causa dei terremoti, poi in ultimo a causa degli incendi, ha dimostrato fermezza ed è rimasto sempre a fianco della sua gente per curare i loro interessi. Un amore per la sua terra per Pizzoli e i Pizzolani.
Queste sono le caratteristiche di Giovannino che, nel corso della sua carriera politica, ha sempre dimostrato e non appoggiarlo, anche in questa tornata elettorale, significherebbe fare un salto nel buio per tutti.
Ed è per questo che mi permetto di parlarvi tramite questo manifesto chiedendovi di votare il 20 e 21 settembre per Intesa Democratica e il suo candidato a Sindaco Giovannino Anastasio, convinto che con la sua rielezione Pizzoli continuerà ad essere considerata, nella Valle dell’Aterno, nell’Aquilano, in Abruzzo, a Roma, una perla rara, un Paese civile e all’avanguardia.
Giovannino Anastasio è un personaggio speciale di cui Pizzoli ha avuto la fortuna di avergli dato i Natali.
Cultura, umanità e onestà sono doti difficilmente riscontrabili in un uomo politico. Nel periodo del sisma rimase chiuso per settimane dentro quella che considerava la sua casa, il Comune di Pizzoli, a dirigere e coordinare i soccorritori, riuscendo a riportare in tempi rapidi alla normalità le attività produttive di Pizzoli Nelle pochissime volte in cui l’ho incontrato mi ha sempre impressionato il suo carisma. Il benessere, la crescita culturale dei Pizzolani è sempre stata la sua “mission” di vita con un impegno costante e quotidiano.
Sono lontano da Pizzoli da 50 anni (tanti). Spesso una scappata al cimitero e via subito di ritorno a Roma. Ma quelle poche volte che mi avventuro per Pizzoli trovo cose nuove, strade asfaltate, un paese pulito, una zona industriale unica per la sua dimensione. E il tutto con le poche risorse economiche a disposizione del Comune e alla squadra di Consiglieri e Assessori.
Ho avuto modo di apprezzarlo personalmente in due occasioni: La prima in occasione del compimento degli 80 anni di mio padre: con una lettera semplice e toccante gli fece gli auguri e gli donò una fascia tricolore.
La seconda quando morì Papà: noi figli gli chiedemmo di fare l’orazione funebre all’interno della Casa del Popolo, il Comune di Pizzoli. Aveva le lacrime agli occhi ricordandone il suo passato di Partigiano nella Zona della Conca Aquilana e di primo cittadino di Pizzoli. Ovviamente, accettò immediatamente.
Seppur schivo ha sempre cercato di tenere unita la comunità laica e cattolica di Pizzoli insieme al Parroco in occasione del 25 aprile, dei caduti della prima e seconda guerra mondiale. Sempre presente con gli Alpini o con le squadre sportive dilettantistiche di Pizzoli. Sempre presente, spesso anche a discapito dei suoi impegni familiari.
Cinque anni fa chiesi su Facebook ad un neo eletto consigliere come erano andate le elezioni e mi rispose: “Sette su sette”, cioè su sette elezioni comunali la lista civica progressista aveva sempre vinto.
In bocca al lupo Anastasio. Auguri a tutti i Pizzolani, con la speranza di poter mantenere una persona competente e capace come lui.
Daje Giovannino, aspetto che mi chiami per dirmi ….”Otto su otto”.

Giancarlo Stornelli

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